Fra le tante bellezze e risorse che sono poco conosciute se non ignorate quest’oggi vi proponiamo l’Isola di Malu Entu, meglio conosciuta come isola di Mal di Ventre. Isola granitica che si trova a circa 5 miglia dalle coste della penisola del Sins nell’oristanese. Essa ricade nel Comune di Cabras ed è inserita nell Area Marina Protetta Sinis-Mal di Ventre. Detto ciò molti conoscono questa isola per le vicende politiche legate a Doddore Meloni che in tempi non lontani diede vita alla Repubblica di Malu Entu, con tanto di Governo e banconote. La vicenda fece il giro del mondo e Malu Entu balzò agli onori della cronaca.
Ma non è di questo che vi voglio parlare. Semmai vorrei parlarvi di Malu Entu e cercare di capire perché questa isola sia più nota per vicende di folclore politico rispetto a quelle che sono le sue reali e inestimabili bellezze.
In effetti questa isola ha numerosi motivi per essere considerata unica nel suo genere.
Primo elemento di grande interesse sono le numerose testimonianze archeologiche sia terrestri che marine. Infatti lungo i fondali prospicienti l’isola, a pochi metri di profondità si possono ammirare decine di relitti di imbarcazioni di tutte le epoche. In superficie vi sono altre testimonianze archeologiche come un nuraghe complesso perché “costituito da due torri unite da due cortine murarie rettilinee che inglobano due roccioni che fuoriescono dal terreno”, alcune strutture riservate alla raccolta dell’acqua piovana, una Domus romana munita di fontana “cinta a fabbrico, la quale propina acque buone anche d’estate”(citata anche dall’Angius, Spano, La Marmora e altri) e delle significative tracce di costruzione di ciò che poteva essere un piccolo monastero. A conferma di quanto esposto sono ancora visibili in diverse aree dell’isola vari depositi di cocci pertinenti a vasi di varie epoche e anche frammenti di ossidiana. Anche Oliviero Beha con il suo programma” Radio a colori” ha denunciato questa situazione grazie alle segnalazioni fatte dall’Associazione Amici di Sardegna che da anni si batte anche per la valorizzazione di questa isola.
Altro elemento di interesse sono le piante e gli animali presenti nell’isola, alcuni dei quali davvero particolari, come ad esempio i Gabbiani reali, i Cormorani, le Lucertole di Mal di Ventre (unica nel genere), i piccoli Topi di campagna. i Conigli, le Tartarughe terrestri, il gabbiamo corso o le specie botaniche come l’Aglio delle isole, la Palma nana, le varie tipologie di Salicornia, le Filiree, i Tamerici, i funghi di Malta e tante altre specie vegetali. Per non parlare della flora e fauna marina…Pensate che fino alla fine dell’ottocento stazionavano su quest’isola anche le foche monache. Il Lamarmora ne da menzione.
Per non parlare poi delle storie di vita, le leggende, le sciagure che questa isola ha visto. Ve ne sono tantissime antiche e recenti come i racconti dei pastori del Montiferru e del centro della Sardegna che portavano le greggi sull’isola per la transumanza e delle atipiche relazioni anche non verbali poste in essere fra pastori e pescatori di Cabras che periodicamente si incontravano scambiando i loro prodotti nell’ambito di regole consuetudinarie e accordi di antica origine. Oppure i racconti dei naufragi di tante imbarcazioni che hanno trovato rifugio su questo piccolo lembo di terra, strappato al forte vento di Maestro. Senza dimenticare anche la deportazione di centinaia di abitanti dell’oristanese che vennero rapiti dai mori soprattutto fra il XV e XVI secolo e che, durante le fasi del riscatto, vennero lasciati sull’isola per mesi senza alcun genere di conforto o. infine, la tragica sorte, finita a lieto fine, di alcune decine di escursionisti che a casua dell’improvviso arrivo di forte maestrale dovettero restare sull’isola alcuni giorni all’adiaccio, per essere ripresi da un elicottero partito dalla base di Abbasanta che ha reso possibile il loro salvataggio.
Altro motivo di interesse di questa isola è dato dal fatto che tutte le bellissime spiagge del Sinis come Is Arutas, Mari Ermi, Maimoni sono state formate dal quarzo proveninete dall’Isola di Malu Entu. Infatti il granito che è ricco di quarzo, costituisce il 95% dell’isola, nei millenni si è lentamente sgretolato per essere trasportato lungo i fondali dalle forti correnti di maestrale sulla riva opposta. Il Sinis per l’appunto.
Forse è il caso di conoscere e valorizzare questa risorsa. Non credete?
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© Roberto Copparoni